
Un affresco di Parigi: il riassunto di “Visioni di Futuro”
Nelle giornate del 3 e 4 novembre si è tenuto a Parigi il convegno “Visioni di futuro, l’orizzonte della conservazione del patrimonio culturale”. L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra Maison de l’Italie, Scuola di Botticino e Valore Italia ha visto istituzioni e operatori del restauro riflettere sullo stato dell’arte e le prospettive future in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio e delle arti.
Le registrazioni delle due giornate di convegno sono disponibili sul canale YouTube di Valore Italia a questo link.
Il Paper è stato elaborato da Dott.ssa Chiara Rostagno, Ambassador di Valore Italia per i Progetti Internazionali e Docente della Scuola di restauro di Botticino
Ministero della cultura
Segretariato Ministero della Cultura per la Lombardia
Referente scientifico per la valorizzazione di Palazzo Litta
Direzione Regionale Musei Lombardia
Referente territoriale SMN – Ricerca e progetti educativi estero
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In entrambe le giornate, in un clima di grande coralità, hanno trovato spazio riflessioni intorno alle arti e al restauro come “attori del futuro”, usando un’espressione incisiva ed efficace di Francesco Caruso, Ambasciatore Unesco.
Sostenere i giovani, facilitare la ricerca e lo scambio culturale è per Maria Chiara Prodi, Direttrice della Maison de l’Italie alla Cité internationale universitaire di Parigi, la chiave per costruire relazioni profonde e per alimentare e sostenere una comunità scientifica e culturale predisposta alle relazioni, alla reciprocità e alla profonda collaborazione. Memorie e identità sono elementi cardine sui quali costruire un sentimento di cittadinanza internazionale, assieme a una consapevole propensione al futuro.
Nella costruzione di questo scenario di riferimento l’intervento di Francesco Caruso, Ambasciatore UNESCO, è stato fondamentale. A partire dalle Carte del restauro che hanno visto l’Italia, e Venezia in particolare, al centro del dibattito internazionale, il contributo di Caruso ha permesso di orientare i lavori verso l’idea di alimentare una maggiore consapevolezza collettiva circa l’importanza della cultura come un fattore chiave per la costruzione pacifica di un sentimento di Identità dei popoli e come fattore di comprensione, di arricchimento reciproco e di pace.
Lo spettro della questione climatica e delle guerre, impone d guardare con sempre maggiore attenzione al patrimonio, all’arte e alla formazione dei giovani come attori della cura, della trasmissione, della valorizzazione e della creazione del Patrimonio.
Ed è proprio in questa luce che Christine Macel, Direttrice del Musées des Arts Décoratifs di Parigi, ha posto il suo intervento condividendo generosamente la propria esperienza nella valorizzazione delle collezioni artistiche. Con grande attenzione agli strumenti e alle azioni del progetto di valorizzazione, Macel ha posto particolare attenzione sull’importanza di assumere la prospettiva dell’arte e dell’artista nella costruzione dei percorsi di valorizzazione e di cura del patrimonio.
Solo attraverso un progetto culturale forte è possibile accogliere consapevolmente le donazioni e metterle in valore le collezioni: si tratta di un meccanismo vitale e necessario per le realtà museali. Le Arti e i mestieri necessitano di essere svelati, raccontati e di trovare nei musei strumenti di cura e capacità che sappiano tradurre le storie e le biografie degli oggetti e delle persone in narrazioni avvincenti e sempre nuove.
L’idea di un patrimonio in divenire ha dato a William Whitney, che è MCF à l’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne, l’opportunità di porre in evidenza il lavoro che il Master in Conservazione e Restauro dei beni culturali sta conducendo, non solo sugli aspetti operativi della conservazione, ma anche sulla riflessione teorica, con particolare riguardo per l’importanza di una caratterizzazione scientifica delle funzioni semiologiche del patrimonio.
Il patrimonio culturale è una risorsa necessaria per una crescita sostenibile e Stefano Guerrini ha arricchito i lavori portando gli esiti del recente Congresso “Il Patrimonio Culturale come risorsa per una crescita sostenibile”, a cui l’Università italo francese, di cui è Presidente, ha inteso recare al dibattito internazionale elementi utili per cogliere lo stato dell’arte e gli sviluppi attesi e auspicabili.
In particolare, alcuni elementi sono oggi necessari ed urgenti per sostenere la comunità scientifica internazionale su questo fronte: come la presenza di progetti internazionali che sappiano focalizzarsi su discipline e campi di sperimentazione innovativi e ancora privi di linee di finanziamento dedicate; la definizione di percorsi di formazione per persone che sappiano essere portatrici di “competenze esplorative”; il sostegno fermo ai giovani (ricercatori e in formazione) con programmi internazionali dedicati.
La collaborazione scientifica e culturale tra Italia e Francia, costituisce un aiuto concreto all’Europa e può dare un contributo tangibile anche alla costruzione di un patrimonio comune. Un patrimonio culturale, scientifico e umano.
Ed è proprio la cultura come un fattore identitario, sociale e di crescita che è stato posto lo spirito con il quale l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli ha promosso il convegno “Il Patrimonio Culturale come risorsa per una crescita sostenibile”. Emanuela Bufacchi, anche a nome del Rettore Lucio d’Alessandro, ha posto in evidenza l’importanza del lavoro condotto e in fieri su 3 temi cardine:
- La legislazione comparata Italia/Francia in tema di tutela e salvaguardia del Patrimonio culturale: confronto e strumenti di cooperazione;
- La visione strategica e l’impatto sociale ed economico dell’azione delle comunità nazionali e dell’UNESCO per la protezione, la promozione e la trasmissione del patrimonio e per favorire la creatività e la diversità delle espressioni culturali.
- La Formazione nell’ambito dei beni culturali: Italia e Francia a confronto.
In particolare, Bufacchi ha portato un’importante testimonianza al riguardo del tema del patrimonio culturale “come un fattore di identità, cittadinanza e di sostenibilità”. I processi di conservazione, restauro e valorizzazione sono, in questa luce, fattori essenziali e di crescita per i territori in termini non solo culturali, ma anche sociali, economici e ambientali.
In questa luce il rapporto tra scuola e musei appare nodale perché può sostenere politiche giovanili d’inclusione e sostegno.
Ed è su questa visione che si è innestato il contributo portato da Khadija Taufiq di MABArt, the first Arts Residency of the Italian School – Ministero dell’Istruzione. L’arte è fattore di coesione, di crescita e di sviluppo dell’intelligenza emotiva. Permette, sin dalla prima infanzia, di prendere confidenza con le arti per poter immaginare, apprendere e co- creare.
Come ci ha ricordato l’esperienza condotta da MABART, è importante sostenere percorsi di crescita costruiti attraverso momenti e spazi creativi, nei quali la didattica, l’arte, la natura e la tecnologia s’intersecano in modo inedito, attraverso nuove forme di narrazione e ponendo al centro persone eterogenee. Lavorando in gruppi eterogenei e forme didattiche innovative e partecipative, legate alle arti, ai mestieri e alle scienze, anche i ragazzi da spettatori, diventano creatori.
Il contributo all’apprendimento che l’arte può dare è immenso. E Claudia Ferrazzi, Founder di VIARTE, ha portato su questo tema il valore dell’esperienza maturata nell’ambito del progetto “L’Art pour diriger autrement”. L’arte può innovare anche il management, perché costituisce una fonte inesauribile di “nuove empatie sociali”. Essere in contatto con l’arte sollecita riflessioni personali, intime e di comunità e permette di vedere sotto una luce differente le equazioni fra Work e Life (tra vita e lavoro) e tra Art e Life (tra arte e vita).
Mettendo l’arte e il patrimonio culturale al centro delle comunità, anche i manager possono attingere da questa sorta di nuovo “ecosistema culturale” elementi per combinare profondamente gli obiettivi e la produttività, da un lato, con la qualità della vita, dall’altro. L’arte e i mestieri permettono di comprendere come a unire l’approccio razionale con quello irrazionale (emotivo):
L’artista “insegna” a unire il risultato con l’esternalità, ed occorre supportare i giovani artisti ed artigiani delle arti a comprendere il grande valore sociale dell’arte e delle opere d’arte.Questa è una visione per guardare al futuro come a un nuovo rinascimento, in cui l’arte è “creatrice” di autentico valore!
A partire dagli esiti e dalle ricche suggestioni della prima giornata, Angelo Crespi, Direttore Scientifico di Valore Italia, ha tracciato la specificità del progetto della Scuola di Botticino prefigurato da Valore Italia sullo sfondo del dibattito internazionale e, nel farlo, ha messo un particolare accento sui quattro elementi cardine, che definiscono la specificità della rinata Scuola di Botticino. Una specificità che si pone nel solco della tradizione formativa italiana del restauro e che guarda, proprio con la consapevolezza di un Heritage straordinario di oltre 45 anni di alta formazione, al rinnovamento.
Dal un lato, nella nuova Botticino permane l’impronta data dall’Opificio delle Pietre Dure, sin dalla sua fondazione: ovvero la centralità del rapporto tra l’allievo e il maestro e la cura della formazione del restauratore come un “artigiano umanista”, che impara facendo e attingendo da un solido patrimonio di esperienze.
Dall’altro (come Crespi ha volutamente letto sullo sfondo del nuovo terreno culturale della Scuola nel contesto di Mind Milano e di una nutrita serie di Musei e di relazioni anche internazionali, che guardano al contemporaneo e al futuro) la nuova Botticino dà corpo alla volontà di formare restauratori umanisti, che sappiano prendersi cura del patrimonio culturale con uno sguardo proiettato al futuro, al rinnovamento, alla comunità internazionale e all’innovazione tecnologica.
Nei dialoghi successivi Chiara Rostagno ha avuto modo di coordinare i lavori intorno al rinnovamento della figura del Restauratore e della sua formazione. Arianna Beretta, nel corso del suo intervento, ha aperto le porte dei nuovi laboratori della scuola di Botticino e, nel farlo, ha dato modo di cogliere più profondamente gli elementi di continuità e innovazione che caratterizzano il corso degli studi.
Cardine del programma è la centralità del cosiddetto “compito reale” che, grazie a un intreccio tra la riflessione teorica e l’apprendimento di competenze tecnico- metodologiche e di gestione professionale, permette di percorrere un percorso compiuto, declinato secondo tre assi formativi: Manufatti lapidei e derivati, superfici decorate dell’architettura (PFP1); Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile, manufatti scolpiti in legno, arredi e strutture lignee, manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti (PFP2); Materiali e manufatti tessili e pelle (PFP3). Questo approccio metodologico, che in passato ha permesso di compiere oltre 1200 interventi su beni culturali, si apre ora al contemporaneo, al Design, all’alto artigianato.
I lavori sono entrati nel vivo della materia del restauro, in senso lato, attraverso il dialogo che Ashley Vidler e Gianluca Fratantonio, rispettivamente esperto di diagnostica e restauratore presso la Società di restauro Arcanes, hanno tessuto tra di loro e con la materia di opere straordinarie di Caravaggio, Artemisia Gentileschi e Leonardo. Nel restituire il loro lavoro, hanno reso tangibile come l’innovazione dei processi legati al restauro sia foriera non solo di risposte ai quesiti operativi ma, soprattutto, di nuovi quesiti tecnici e teorici.
Dal racconto vibrante della loro giovane quanto distintiva esperienza è emerso con grande limpidezza quanto il lavoro del restauratore debba essere, soprattutto in una prospettiva futura, inteso come esito di un lavoro corale e multi disciplinare Lo sguardo del restauratore è sempre più affine a quello del medico per deliziose e orientamento l’uso consapevole delle nuove tecnologie.
Ha chiuso i lavori Alessandro Fusacchia che ha radicato il lavoro di entrambe le giornate nella Legacy Italiana a Dubai, sul tema del patrimonio culturale. Adottando uno sguardo aperto sulla prospettiva di Expo Roma 2030, come Fusacchia ha suggerito, risulta di cruciale importanza guardare anche al restauratore a una figura che necessariamente deve essere partecipe del processo di una sempre più necessaria contaminazione dei saperi della delle discipline.
Il sistema universitari è in fermento e la possibilità di intraprendere percorsi differenti e multipli è un segno dei tempi a venire e della necessità di affrontare la crescita dei protagonisti superando le partizioni precedenti ai rinnovamenti normativi. Multidisciplinarietà, reciprocità e trasferimento delle conoscenze sono caratteri necessari per guardare al futuro con consapevolezza che la Legacy per essere tale, deve sempre essere contemporanea e viva.
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Seguono i materiali condivisi dai relatori: